I pozzi di Pianosa

Eccoci con una nuova storia per la rubrica “Lo sapevate che…”, che riporta informazioni, notizie e curiosità sul nostro territorio e il nostro mare. Questa volta, grazie al contributo in prima persona del Vicepresidente Giuseppe Messana, parliamo dei pozzi di Pianosa

Quando nel 1997 ho messo piede per la prima volta sull’isola di Pianosa, in compagnia di vari ricercatori in missione esplorativa per capire cosa potesse diventare il gioiello dell’arcipelago toscano una volta dismesso il carcere di massima sicurezza, rimasi colpito dalla grande quantità di pozzi (più di 30), molti scavati in epoca romana, che costellano i pochi chilometri quadrati dell’isola. Questo, per un biospeleologo come me, interessato alle faune acquatiche sotterranee, fu molto elettrizzante.

L’isola di Pianosa possiede una falda freatica piuttosto consistente, considerando la sua modesta estensione ed elevazione, e le acque della sorgente e dei pozzi sparsi per l’isola sono leggermente salate. Scoprimmo che la sorgente costiera di golfo Botte ospitava una ricchissima popolazione di una specie di Crostacei Anfipodi, ben conosciuta in tutto il bacino del Mediterraneo, il Rhipidogammarus rhipidiophorous.  Pur essendo una specie epigea 1, presentava una interessantissima separazione di morfotipi tra la parte della colonia più a mare, in cui vivono individui con pigmentazione ed appendici normali, e la parte più sotterranea della sorgente, dove si trovano individui con appendici più lunghe e depigmentazione evidente (Figura). Un dato che ci faceva sperare di poter trovare, nei pozzi dell’interno dell’isola, interessanti forme con adattamenti morfologici ancora più spinti in senso stigobio2.

Era intuibile che l’isola avrebbe riservato delle sorprese, vista la mancanza di dati sulle faune stigobie, ma nessuno si sarebbe aspettato di trovare una tale diversità di specie di Anfipodi3 sotterranei in un’isola di abbastanza recente emersione, e soprattutto in una falda che si alimenta esclusivamente con le poche acque meteoriche e di condensa di questa piatta superficie posta in mezzo al mare.

Dopo una serie di prelievi nei vari pozzi dell’isola, infatti, sono risultate presenti, oltre alla specie di golfo Botte, altre due specie di due generi diversi di anfipodi, entrambe appartenenti a specie strettamente sotterranee e nuove per la scienza, descritte col nome di Pseudoniphargus planasiae e Longigammarus planasiae, più altre specie di chiara origine superficiale, una gran quantità di planarie (vermi piatti), alcuni piccoli crostacei Ostracod e Copepodi ciclopoidi e alcuni molluschi gasteropodi.

Il genere Longigammarus, tipicamente stigobio, è stato trovato sinora solo in due località tirreniche, a Pianosa appunto e nei pressi di Marsiglia. Non è detto però che non ne esistano altre specie, ancora da scoprire, sparse per il bacino Mediterraneo che, per quanto riguarda le acque sotterranee, ha ancora molto da raccontare. Questo genere presenta molte affinità con l’altro trovato sull’isola, il Rhipidogammarus, a cui assomiglia molto e di cui sarà interessante nel futuro indagare rispetto ai rapporti filogenetici reciproci. In effetti, al di là del grande interesse che ha la scoperta di ogni nuova specie, in termini di accrescimento delle conoscenze sulla biodiversità del nostro territorio e sulla filogenesi e biogeografia delle specie, in questo caso bisogna sottolineare l’occasione, irripetibile forse, di trovarsi di fronte a specie costiere in fase di colonizzazione delle acque sotterranee (il genere Rhipidogammarus) e a poche decine di metri da specie già adattate (il genere Longigammarus), con probabili legami tra di loro da approfondire.

La falda freatica dell’isola di Pianosa presenta quindi un interesse particolare, per la sua alta biodiversità (molto ancora c’è da esplorare), per la possibilità di usare le specie stigobie presenti per confrontare alcuni modelli di colonizzazione ed adattamento all’ambiente sotterraneo e per l’unicità di una situazione ambientale estremamente controllata e stabile nel tempo.

Beppe Messana 10/11/2023

1 – Epigeo in zoologia si riferisce a un animale che vive sulla superficie del suolo.

2 - Stigobie, da Stige, il fiume che separa il mondo dei vivi da quello dei morti nella mitologia greca e romana, sono le specie che vivono nelle acque sotterranee e presentano adattamenti morfologici, fisiologici e comportamentali alla vita in ambiente sotterraneo

3- Ordine di Crostacei Malacostraci, rappresentato da forme di piccole dimensioni, col corpo lateralmente compresso e più o meno fortemente inarcato; sono animali prevalentemente marini, ma non mancano  forme d'acqua dolce, o anche terrestre spesso atte al salto.

Rhipidogammarus rhipidiophorous della sorgente di Golfo Botte a Pianosa, sono evidenti i due morfotipi che caratterizzano la forma epigea (a destra) delle vasche a mare e quella della parte sotterranea della sorgente (a sinistra) che presenta una evidente depigmentazione e

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